Il mercato italiano della cannabis light

Il fatturato dell’indotto del mercato della cannabis light in Italia è pari a circa 147 milioni di euro, in base a ciò che si può dedurre dalle autodichiarazioni delle imprese. Nel 2018, sono state le aziende del centro Italia quelle che hanno ottenuto il fatturato più alto. In generale le imprese italiane hanno registrato un fatturato modesto, ma per interpretare in modo corretto questo dato è necessario tenere conto del fatto che molte imprese sono state create proprio nel 2008. È inevitabile, pertanto, che un periodo di attività tanto breve vada a incidere sul fatturato che si dichiara. Nonostante ciò, più di un quarto delle imprese ha superato un fatturato di 100mila euro.

Il mercato coinvolge anche la coltivazione, inclusa quella casalinga, con tutti gli strumenti che possono essere usati a questo scopo: gli estrattori d’aria, per esempio, ma anche gli antiparassitari, i fertilizzanti, le lampade, e così via. Nel 58% dei casi, le imprese che sono attive nell’ambito della canapa light considerano il commercio al dettaglio come il proprio core business: tra queste, l’85% è operativa nel commercio offline, a fronte di un 15% che è presente online. In circa 4 casi su 10 le imprese si definiscono coltivatori, mentre si identificano in qualità di produttori appena 3 imprese su 100.

La coltivazione

Prendendo in esame il 39% di imprese che hanno identificato come proprio core business la coltivazione, si può verificare che circa il 63% dei casi vede la coltivazione come unica attività svolta. Nell’altro 37%, l’attività è distinta tra un 7% che si occupa della produzione di articoli a base di canapa, un 22% che è impegnata in attività di commercio al dettaglio e un 8% che copre tutta la filiera produttiva. Per quel che riguarda le imprese che si identificano in qualità di produttori, solo in un quarto dei casi vengono svolte anche altre attività nella filiera produttiva.

I numeri del settore

C’è, poi, un 58% di imprese che, come si è visto, trova nel commercio al dettaglio il proprio core business. In questo caso, tale attività viene svolta in maniera esclusiva in più del 90% dei casi, mentre in 2 casi su 100 ci si dedica anche alla coltivazione e in quasi il 6% dei casi ci si cimenta anche nella produzione di articoli derivati dalla canapa.

Come si articola la produzione

L’offerta dei produttori si dimostra piuttosto variegata, anche se essi si focalizzano in modo particolare sulla produzione di olio a base di CBD. In seconda posizione si colloca la realizzazione di alimenti a base di canapa, tra i quali anche l’olio di semi di canapa. Si dimostra ancora poco consistente la produzione di vestiti (che possono essere ottenuti anche con tipologie di canapa differenti) e quella di capsule CBD. Quasi il 16% delle imprese, all’interno di questo scenario produttivo, ha registrato un brevetto, mentre attività di ricerca e sviluppo sono state svolte in più della metà dei casi. Nel corso degli ultimi tre anni, il 42% delle aziende di produzione ha fatto innovazione di prodotto o di processo.

Il commercio al dettaglio

La maggior parte delle imprese che si dedicano al commercio al dettaglio dichiara di mettere in vendita i propri articoli offline, secondo modalità tradizionali. Le infiorescenze costituiscono il prodotto più venduto, ma è positivo anche il trend dei liquidi per le sigarette elettroniche, così come quello dei prodotti per fumatori. Il 17% delle imprese rientra in una catena di franchising. I cristalli a base di CB sono proposti nell’11% dei casi, mentre i cosmetici occupano una quota del 32%.