Psicologia: la gestione delle relazioni interpersonali con i colleghi

Relazioni interpersonali

Imparare a conoscere e a utilizzare la grammatica della comunicazione è molto importante ai fini di una corretta gestione delle relazioni con i colleghi sul posto di lavoro. Ne abbiamo parlato con la psicologa Maria Vittoria Montano, che ci ha aiutato a saperne di più.

Dottoressa, ci può presentare la sua attività?

Attualmente faccio parte dell’AIPG, Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, e della SII, Società Italiana di Ipnosi. Lo sviluppo della mia esperienza professionale clinica è cominciato nel settore psichiatrico, ed è per questo motivo che ho avuto modo di lavorare con persone colpite da disturbi della personalità gravi e psicosi. In seguito ho ampliato il mio raggio di azione ad altri contesti, concentrandomi sui problemi di adulti e anziani. Da diversi anni collaboro con l’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata IDIPSI di Parma in qualità di didatta esterna e collaboro con enti accreditati della Regione Abruzzo e della Regione Marche per percorsi di orientamento e formazione professionale di gruppo e su base individuale.

In che cosa consiste, dunque, la grammatica della comunicazione?

Si tratta di saper ascoltare e di imparare a interpretare le intenzioni degli altri facendo riferimento non solo agli aspetti verbali ma anche a quelli non verbali della comunicazione. In molti casi questa grammatica non ci viene insegnata e quindi non si ha modo di esercitarla. Tuttavia, con l’aiuto dell’esperienza è possibile migliorarla. Un po’ come quando si va in palestra per modellare il proprio corpo: si può accettare un po’ di sacrificio per allenare la capacità di farsi ascoltare e per potenziare tutte le altre caratteristiche della personalità che giocano un ruolo di primo piano nella definizione dello stile relazionale di una persona. Che si tratti di cooperare, di guidare, di trattare o di negoziare, sono molte le abilità su cui è possibile lavorare nel corso del tempo. Sapere quali sono le peculiarità della propria personalità è il primo passo da compiere per valorizzarle: tutto questo è di aiuto, senza dubbio, a una migliore gestione delle tensioni relazionali che si sperimentano sul lavoro.

Come si fa a trovare un compromesso tra la personalità individuale e il ruolo che si ricopre?

C’è bisogno di uno sforzo importante da questo punto di vista, che porti a regolare e/o smussare i tratti distintivi della propria personalità a seconda del ruolo che si riveste in ambito professionale. È importante una gestione accurata delle abitudini relazionali soggettive, le quali devono essere modulate. Se questo non dovesse avvenire, infatti, si potrebbero verificare dei conflitti, che sarebbero causa di frustrazioni alla base, a loro volta, di situazioni di stress e di disagio.

Ma non è un rischio focalizzarsi unicamente sul ruolo?

Certo che sì, e infatti non ci si relaziona unicamente con i ruoli, anzi: si interagisce con persone che caratterizzano il ruolo che ricoprono tramite il proprio modo di essere e le proprie peculiarità in ambito comunicativo. Il problema è che non sempre questo avviene nella maniera più desiderabile. Se si cerca di lavorare in un contesto di benessere, bisogna acquisire la capacità di gestire le relazioni con le persone e solo dopo prestare attenzione alle interazioni con i ruoli. Qualunque sia il ruolo che si riveste, in esso si rispecchiano il carattere e la personalità del singolo. Tuttavia, questo ruolo potrebbe presupporre l’assunzione di condotte relazionali che la personalità del singolo non è in grado di sostenere.

Come si impara a gestire le relazioni?

Come molti di noi hanno sperimentato sulla propria pelle, a volte i rapporti con le altre persone possono complicare il lavoro e renderlo più arduo di quanto non sia realmente. Una chiave per il successo in ambito professionale consiste nell’imparare a interagire con gli altri: questo permette anche di raggiungere un miglior benessere personale. In altri termini, essere in grado di gestire le relazioni è il modo più efficace per raggiungere gli obiettivi che si desiderano, fare in modo che le cose succedano e garantire il funzionamento delle aziende. Ciò è vero a maggior ragione se si pensa che parecchi processi non possono prescindere dall’integrazione fra competenze di vario tipo, e quindi fra persone diverse. Quindi, per conseguire dei risultati concreti non si può fare a meno di puntare sulle relazioni e sulla comunicazione con gli altri.

Questo richiede essere amici di tutti?

No, la questione è più articolata, e non si tratta né di essere adulatori, né di essere fintamente benevoli e accondiscendenti. Essere in grado di relazionarsi con gli altri richiede un approccio diverso, tenendo conto del fatto che ciascun ruolo presuppone un codice ben preciso. A ogni ruolo, infatti, sono collegate delle specifiche dinamiche relazionali. Sul posto di lavoro, ogni persona ricopre un certo ruolo e si trova a interagire con gli altri anche sulla base dei loro ruoli. Per esempio, in una finanziaria chi riveste il ruolo del commerciale deve essere in grado di ascoltare e avere ottime capacità di negoziazione; ma nel momento in cui interagisce con i clienti non può prescindere da caratteristiche come l’essere assertivi, il carisma, l’empatia, la pazienza e ovviamente la capacità di vendere.

Tutto qui?

No, perché quello stesso commerciale dovrà assumere un atteggiamento diverso quando non interagisce con i clienti ma con il proprio manager di area. In quel caso il suo ruolo è quello di un dipendente, e dal punto di vista relazionale ciò comporta un approccio del tutto differente. L’accettazione dell’autorità e il rispetto dovuto a un superiore devono essere abbinate alla capacità di lavorare in gruppo, e quindi di condividere. C’è bisogno, al tempo stesso, di fiducia nei confronti dell’altra persona, e questo richiede una particolare inclinazione ad affidarsi. Insomma, a seconda del proprio interlocutore, è necessario sapere rivestire un ruolo o un altro, cambiando l’abito comunicativo in funzione della situazione. Un lavoratore non può interagire con i propri superiori come se si trattasse di clienti, e viceversa.