Il legame tra lavoro e rumore: impatti, rischi e soluzioni

Lavoro e rumore

L’ambiente lavorativo, che sia un ufficio, una fabbrica o un cantiere, può essere soggetto a problematiche legate al rumore, le quali possono talvolta andare oltre il semplice danno all’udito.

L’esposizione prolungata a suoni intensi può generare disturbi vari, tra cui mal di testa, aumento della pressione sanguigna, vertigini, disturbi del sonno e stress, solo per citarne alcuni.

Definiamo il rumore come un suono sgradevole e/o pericoloso, privo di caratteristiche musicali e potenzialmente confuso. Tale disturbo acustico può manifestarsi sia in forme che superano i limiti legali, sia in quelle soggettive che, pur causando disturbo, rientrano nei parametri.

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Da sottolineare è anche l’importanza di considerare come esposizioni significative al rumore possano contribuire all’incremento degli infortuni sul lavoro. La ridotta attenzione e la scarsa percezione dei segnali d’allarme, sia meccanici che umani, emergono come potenziali fattori scatenanti di tali incidenti.

Perché il rumore eccessivo danneggia l’udito?

L’ipoacusia, cioè la riduzione dell’udito, è legata al danno che suoni molto forti provocano all’interno dell’orecchio, la coclea, e più specificatamente all’organo del Corti. Qui il suono si trasforma in segnali nervosi che vengono poi trasmessi al cervello per essere interpretati come suoni udibili.

Poiché i danni uditivi sono irreversibili, la prevenzione assume un ruolo chiave. Questa si basa sulla riduzione della rumorosità alla fonte, la modifica dell’ambiente di diffusione del rumore, la minore esposizione personale e l’utilizzo di protettori acustici come inserti auricolari e cuffie.

I danni sono tendenzialmente  di due tipologie: quella associata a esposizioni a suoni brevi e intensi e quella conseguente a un’esposizione costante.

La prima è l’ipoacusia da trauma acustico: si presenta spesso in modo monolaterale, caratterizzandosi per sensazioni di ovattamento auricolare o stordimento. Mentre talvolta i sintomi regrediscono entro alcune ore, diventano irreversibili quando l’energia acustica causa danni organici all’epitelio neurosensoriale dell’orecchio interno.

La seconda è l’ipoacusia da trauma acustico cronico: solitamente bilaterale e simmetrica, correlata a fenomeni degenerativi irreversibili delle cellule cigliate esterne presenti nell’orecchio interno.

I sintomi iniziali includono acufeni, soprattutto di tonalità alta, e nel corso del tempo si sviluppa una difficoltà a percepire suoni acuti come il ticchettio dell’orologio o i campanelli. Infine, si manifesta una difficoltà a distinguere le voci in ambienti rumorosi o in situazioni di ascolto multiplo.

Il controllo della rumorosità nei luoghi di lavoro diventa essenziale per valutare gli ambienti e la salute dei lavoratori, oltre a prevenire infortuni uditivi. La normativa nazionale e internazionale, con particolare attenzione al tema, impone alle aziende il monitoraggio regolare, come stabilito dal D.Lgs 81/2008, Titolo VIII, Capo II.

Qual è la soglia tollerabile delle immissioni rumorose?

L’OMS raccomanda di mantenere i livelli di rumore al di sotto dei 65 decibel di giorno e dei 55 di notte per salvaguardare la salute uditiva generale.

Nel contesto ambientale, la misurazione del rumore viene effettuata con uno strumento chiamato fonometro. La sensibilità individuale può variare, ma esiste una soglia di tolleranza universale, stabilita intorno agli 80 decibel, al di sopra della quale aumentano i rischi per l’udito.

La normativa vigente impone l’obbligo di condurre un’attenta valutazione del rischio, richiedendo un esame dettagliato basato su una verifica accurata.

In caso di dubbi sul possibile superamento dei limiti durante la giornata lavorativa, il datore di lavoro è tenuto a effettuare la misurazione del rumore e a redigere un apposito Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

La normativa impone che questa valutazione venga ripetuta almeno ogni 4 anni. La misurazione deve essere eseguita da personale qualificato, utilizzando strumenti adeguati con certificato di taratura e in conformità alla norma standard ISO 1999:1990.

Soluzioni

Limitare il rumore può rivelarsi un’attività costosa, considerando la sensibilità dell’udito umano e le significative riduzioni necessarie. Le tipologie di soluzioni sono le seguenti:

  • Distanza: tecnica semplice ed efficace quando possibile. Per sorgenti puntiformi, ogni raddoppio della distanza riduce il rumore di 6 dB, mentre per sorgenti lineari, come strade o tubi ad alta velocità, la riduzione è di 3 dB ad ogni raddoppio di distanza.
  • Assorbimento: in ambienti come capannoni industriali o sale ristorante, il rumore riflesso può aumentare il livello percepito. Usare materiali fonoassorbenti sulle pareti riduce questo riflesso, abbassando il livello del suono  e migliorando l’ascolto.
  • Barriere: posizionate tra la sorgente e il ricevitore, possono attenuare il rumore. Comunemente utilizzate all’esterno, possono essere efficaci anche internamente. Tuttavia, è cruciale che la barriera copra completamente la visuale delle sorgenti di rumore.
  • Cabine acustiche: strutture che bloccano la propagazione del suono attraverso pareti pesanti e, se rialzate, anche con pavimenti adatti. Le porte e le finestre devono avere caratteristiche acustiche simili alle pareti per evitare fughe sonore.

La gestione del rumore nell’ambiente lavorativo emerge come una priorità cruciale per la tutela della salute dei lavoratori. Oltre ai danni diretti all’udito, i disturbi generati da un’elevata esposizione possono compromettere il benessere complessivo,.

In definitiva, investire in strategie di riduzione dei suoni forti non solo contribuisce alla conformità normativa ma, soprattutto, promuove un ambiente lavorativo più sano, sicuro e produttivo.