Surriscaldamento globale, intervista al team di meteogiuliacci.it

La terra è la nostra casa, quindi è bene curarla nel migliore dei modi e rivedere i modelli di business, ponendo la sostenibilità e i buoni propositi della green economy come fattori indispensabili per il lavoro di qualsiasi azienda.
E’ indubbiamente l’anno di Greta Thunberg e della presa di coscienza dei giovani, il tema dell’inquinamento e più specificatamente  del surriscaldamento è diventato una emergenza globale, oggi più che mai è un argomento portante nelle strategie economiche e nelle agende politiche. Al di là dei sin troppo facili allarmismi relativi al cosiddetto global warming viene spontaneo domandarsi se sia davvero così semplice riuscire a prevedere quello che accadrà nei prossimi anni o addirittura nei prossimi decenni. Per avere delle risposte in merito ci siamo rivolti al team di meteogiuliacci.it, sito di riferimento per le previsioni meteo in Italia.

Allora è proprio vero che il clima sta cambiando?

Beh, sì. Ma in realtà il clima cambiava anche secoli e secoli fa. Il cosiddetto riscaldamento medievale è durato più o meno 300 anni, mentre tra il XVI e il XIX secolo si è verificata quella che è stata definita come piccola era glaciale. Ma se vogliamo andare ancora più indietro nel tempo possiamo scoprire che già Virgilio si lamentava nelle Georgiche del fatto che le stagioni non fossero più le stesse di prima.

Quindi è normale che ci siano fenomeni di surriscaldamento dei mari e uragani molto più frequenti rispetto a qualche decennio fa?

feedback climatici rappresentano le reazioni attraverso le quali la natura tende a destabilizzare o a stabilizzare il clima. Si tratta di processi che, a seconda dei casi, sono in grado di ridurre o di incrementare le conseguenze del riscaldamento globale. Si parla di feedback positivi per indicare quelli che determinano un aumento del riscaldamento iniziale, mentre sono feedback negativi quelli che ne favoriscono la riduzione. In linea di massima, un feedback positivo e un feedback negativo possono caratterizzare il medesimo cambiamento climatico. 

Ma insomma, gli oceani sono più caldi di prima o no?

Sì, e per di più tale circostanza finisce per accentuare l’effetto serra: si ha a che fare, in questo caso, con un feedback positivo. Non bisogna dimenticare che gli oceani costituiscono un pozzo importante per l’anidride carbonica mediante l’assorbimento del gas. Nel momento in cui l’anidride carbonica aumenta, si accentua anche l’effetto serra, e di conseguenza si riscaldano gli oceani e l’atmosfera. A sua volta, si riduce la rimozione di anidride carbonica a mano a mano che gli oceani diventano più caldi. 

Quali sono altri esempi di feedback positivi?

La riduzione dei ghiacci polari, che fa sì che venga immagazzinata al suolo una maggiore quantità di calore solare. Il ghiaccio tende a riflettere molto per il suo colore bianco, al contrario della superficie degli oceani che assorbe con più rapidità il calore per la colorazione scura. Quando il ghiaccio del mare si scioglie per effetto del riscaldamento dell’atmosfera, al posto del ghiaccio subentra l’oceano, il quale assorbe una maggiore quantità di calore. Così, si scioglie ancora più ghiaccio e il fenomeno si ripete. Un altro esempio di feedback positivo è da individuare nell’aumentare delle foreste, che determina un incremento del calore solare che viene immagazzinato a terra. Se è vero che le foreste riflettono più o meno tra il 10 e il 15 per cento della radiazione del sole, nel caso in cui i prati venissero ricoperti di foreste il calore solare assorbito dal terreno aumenterebbe circa del 10 per cento, e ciò favorirebbe il riscaldamento della terra.

E gli esempi di feedback negativi quali sono, invece?

Sempre in relazione all’aumento delle foreste, c’è da tener presente che esse servono a rimuovere quasi il 50 per cento delle emissioni di anidride carbonica dall’atmosfera; insomma, da un lato riscaldano il pianeta ma dall’altro lato rallentano l’aumento delle temperature. Anche gli oceani più caldi possono determinare un feedback negativo nel momento in cui favoriscono la comparsa di più nubi e quindi impediscono a una parte del calore solare di giungere al suolo. Gli oceani più caldi, infatti, tendono a evaporare in misura maggiore: se nell’atmosfera finisce più vapore, vuol dire che ci saranno più nuvole basse, e dunque la radiazione solare sarà ridotto in modo significativo. 

Che cosa possiamo dedurre, in conclusione?

Oggi i feedback positivi sembrano prevalere rispetto a quelli negativi, almeno considerando che la temperatura del pianeta sta aumentando. Non possiamo sapere, però, se sarà così anche in futuro, perché una risposta certa allo stato attuale non può essere data.